Il food cancella Porta Palazzo

08.01.2019
INTRODUZIONE: SOCIALMEDIAMARKETTARI

Uno degli aspetti insieme più ridicoli e inquietanti di questa epoca così social sono i tweet, i post, le dirette Facebook che ci regalano i nostri rappresentanti politici o aspiranti tali. Quando poi i protagonisti dei suddetti video sono i presunti politici del popolo, per il popolo, dal popolo, abbiamo la possibilità di assistere a delle vere e proprie gincane tra scivoloni grammaticali, incertezze intellettuali e contraddizioni condite da sguardi che bucano lo schermo come neanche Gabriel Garko. A questo proposito nei giorni scorsi la nostra sindaca Chiara Appendino e il nostro assessore Alberto Sacco ci hanno deliziato con un video in cui illustrano il progetto di riqualificazione di Porta Palazzo. 

 

È palpabile l’orgoglio per questo progetto che, complimentandosi l’un l’altra, i due spacciano come di loro ideazione, una finzione che potrà durare almeno fino a quando (così ci piace immaginare) la dirigente comunale Virano e l’ex assessore Lo Russo, invidiosi, non pubblicheranno le conversazioni Whatsapp nelle quali spiegano per filo e per segno ai nuovi arrivati come non discostarsi dal progetto PD, realizzato in pieno dal M5S.

 

Il video inizia con uno accanto all’altra, quasi a braccetto. La Sindaca Appendino formato valletta inesperta, mentre parte forte e gesticolante Sacco: “abbiamo pensato che Porta Palazzo, che era un mercato in sofferenza da un po’ di anni, potesse e dovesse diventare di nuovo, il centro, il centro… u… u.. un centro turistico di nuovo di vita della città”. Qui non capiamo bene se Porta Palazzo debba diventare IL centro o UN centro turistico della città, con quel “di nuovo di vita” che sembra indicare che per l’assessore Porta Palazzo non sia stato finora altro che una zona morta a destinazione pascolo per renne. A questo seguono tutta una serie di iperbole: il “bellissimo ostello di alto livello” di cui comprenderemo la contraddizione solo quando andremo a fare la spesa in un discount di lusso o saliremo su un volo low cost superior; il “famosissimo architetto Fuskas”, che pure ha rifiutato di partecipare all’inaugurazione del palazzo da lui stesso progettato e che ha chiesto più volte di non utilizzare il nome PalaFuksas; infine, l’altrettanto “famosissimo” Mercato centrale di Firenze con le sue “tre postazioni” che, detta così, fanno pensare a delle cabine strette e chiuse in cui si entra uno per volta. Continua Sacco senza nascondere la sua repellenza nei confronti di Porta Palazzo: “questo tornerà di nuovo un luogo vivibile per la cittadinanza perché sarà un posto dove, per capirci, ci saranno tanti punti vendita di somministrazione di diversi cibi, quindi ci sarà l’angolo della pizza, l’angolo del cibo particolare, non lo so, vegetariano, ci sarà l’angolo dei formaggi, ci sarà la caffetteria particolare.” Giustamente, affinché un luogo possa considerarsi vivibile ci devono essere dei punti vendita di somministrazione di cibo, altrimenti detti locali o ristoranti, meglio se particolari. 

 

Continua: “sarà aperto praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro, quindi la gente potrà VENIRE DI TORNARE A VIVERE questo luogo in maniera importante” e di nuovo l’idea di una Porta Palazzo deserta con erba mobile. Si passa quindi alle carinerie e alla vanità: “ci saranno tanti ristorantini diciamo così a prezzo più basso ma fatti da ristoranti stellati. Ricordiamo che Torino può vantare ben sette ristoranti stellati”. Dall’ostello di lusso si passa allo stellato low cost, per tutti, e a noi vengono in mente diciotto chicchi di riso con origano km zero prodotto da Orti Alti su un terrazzo di Piazza della Repubblica a 10 euro a porzione. E ancora: “diciamo che questo diventerà un realmente un luogo sia turistico e, come dice Umberto Montano che è il proprietario dell’azienda che viene a fare questo intervento, diventerà di nuovo un luogo anche aperto alla cittadinanza torinese.”

 

MONTANO: IL NUOVO FARINETTI?

Umberto Montano chi è? A meno che non siate intenzionati ad acquistare la sua biografia “Il cibo e la Bellezza”, proviamo a cercare di capire chi sia costui affidandoci allo strumento del popolo: l’internet. Dobbiamo ammettere che a un primo colpo d’occhio, di informazioni specifiche non se ne trovano più di tante.

 

Troviamo un bellissimo articolo di Dario Ujetto su Eatpiemonte dal quale non si evince nulla se non i grassettati sognare è possibile e forza vitale, ma ci rinfranchiamo scoprendo che il povero Ujetto disponendo di poche fonti, si sia limitato a copiare quasi parola per parola un articolo che Tuscanypeople.com aveva iniziato a produrre in una sorta di storia a puntate di questo uomo “concentrato di energia e capacità visionaria incontenibili”, salvo poi fermarsi alla prima. 

 

Quello che siamo riusciti a capire noi è quanto segue: Montano parte dalla provincia di Matera, dopo gli studi e un’esperienza sul campo, avvia un pub “talmente raffinato che fui preso di mira dai bulli del paese” e scappa in direzione Firenze. In Toscana scopre che “sognare era possibile” così mentre insegna al prestigioso Istituto Alberghiero Saffi decide di aprire un ristorante “in un momento in cui forte si sentiva il vento di cambiamento del quartiere”. È il 1981 e il carcere di Firenze sta per spostarsi a Sollicciano così si aprono delle interessanti opportunità imprenditoriali che il nostro coglie al volo, dando vita al ristorante “Alle Murate” titolo che rimanda alle prigioni però, come lui stesso dice “prigioni sì, ma in un nuovo senso, quasi a dire: lasciatevi imprigionare dai sapori di un ristorante buono”.

 

All’intuito imprenditoriale e all’indiscutibile capacità culinaria il nostro aggiunge tanto sudore, aiutato dal gastronomo Leonardo Romanelli e dal papà che “metteva a posto fino alle 3 di notte. Sempre col sorriso.” 

 

Nel ‘90 decide di trasformare il ristorante in locale d’élite e durante i lavori di ristrutturazione ritrova dei prestigiosi affreschi risalenti al ‘300 tra i quali spicca quello che (a sua detta) viene a oggi considerato l’unico vero, reale, ritratto del volto di Dante Alighieri, fattore che il nostro non manca di sottolineare piazzando all’esterno del Palazzo dei Giudici e Notai (che da allora ospita il ristorante) un cartellone che annuncia agli avventori che potranno vedere “il vero volto di Dante”. Il signor Umberto è chiaramente in visibilio, il ristorante gira a meraviglia ed è intriso di arte e bellezza, culinaria e non. Apre altri ristoranti ed è un successo, tanto che l’allora Sindaco di Firenze Matteo Renzi e l’allora Assessore e oggi Sindaco Nardella capiscono che lui è l’uomo giusto per aiutarli a riqualificare la zona del Mercato di San Lorenzo e lo sfidano nell’impresa. Il 24 aprile 2014 apre il nuovo Mercato di San Lorenzo e Umberto dichiara orgoglioso a Il Giornale: 

 

diciamolo abbiamo riqualificato un quartiere”. Per spiegare il nuovo mercato Umberto cita un santo: San Francesco diceva che chi lavora con le mani è un operaio, chi lavora con le mani e con il cuore è un artigiano, chi lavora con mani, cuore e testa è un’artista. Qui ci sono solo artisti». Ma i sogni di Umberto non finiscono di certo qui perché l’obiettivo è “affermarci: abbiamo dato 250 posti di lavoro e sono 250 persone entusiaste. Guardi le facce: ci si sente coinvolti in prima persona. Quando non servirà più la mia presenza allora allargherò gli orizzonti e il mio socio non vede l’ora”. Quell’ora arriva prima con il Mercato di Roma Termini e poi con l’idea Torino. 

 

I primi sopralluoghi si hanno con l’amministrazione Fassino, ma il ben delineato progetto viene ostacolato dalla rigidità degli operatori (‘sti antipatici antiquati reietti), almeno fino a quando Montano non può ringraziare l’amministrazione comunale guidata da Appendino per come ha lavorato. Molto bene”, vincere la gara e aggiudicarsi il Palafuksas ovvero il suo “primo e unico amore a Torinoa un milione e centomila euro. E i rigidi operatori che fine hanno fatto?

Li avranno ammorbiditi Appendino e soci riuscendo così a portare a compimento il progetto degli odiati amministratori PD?  O saranno state le rassicurazioni di Montano a farli sciogliere? Noi vogliamo fare il Mercato Centrale Torino, il Mercato Centrale di Porta Palazzo, collaborando con tutti, in primo luogo con gli operatori del mercato, interni ed esterni al Palatino.” Anche se: “Certo, l’identità dei commercianti che stanno dentro lo stabile va attualizzata” 

 

In che modo? Citando un noto e bellissimo spettacolo teatrale che certamente conoscerete potremmo dire “facciamo fuori i mercatali sul lastrico e facciamoci dei ristorantini”. Alla faccia del “restituire ai bottegai le botteghe” di cui ci parla il Montano in una sua intervista.

Nel caso in cui qualcuno stesse caso mai dei casi iniziando a preoccuparsi, a rassicurarci ci pensa la rediviva Sindaca nella diretta di cui sopra: “cambiamo Porta Palazzo mantenendo OVVIAMENTE quella che è il patrimonio storico perché questo è in assoluto uno dei mercati più belli d’Europa che tutti i torinesi amano ma, sappiamo che ha creato grossi disagi soprattutto lato sicurezza riqualificazione degli spiazzi”

 

Appendino ci spiega poi come si riqualifica uno spazio: la leva della sicurezza con Prefettura e Questura contro lo spaccio e il degrado, e la forza dei soggetti privati che intervengono sugli spazi abbandonati dal pubblico. Il tutto mentre Sacco, a forza di parlare di tutto questo cibo, annuisce e redige a mente la lista della spesa da Eataly, almeno fino a quando la Sindaca non lo chiama in causa nuovamente: “l’assessorato di Alberto è stato molto concentrato su Porta Palazzo perché è un simbolo della nostra città e quindi noi cerchiamo di restituirlo alla nostra cittadinanza per renderlo più vivibile che è il tema principale e ci siamo legati a una caratteristica della città su cui stiamo investendo ma anche di questo spazio e cioè proprio… eeee… il tema del cibo e quindi del food che è uno come dire dei pilastri su cui ci stiamo muovendo per attirare investimenti per creare OVVIAMENTE opportunità sul nostro territorio.” 

 

Quindi fuori i mercatali e dentro gli studenti universitari precari a fare i camerieri per i ristorantini stellati low cost? Si ma, risponde Sacco: “vogliamo che il mercato continui a mantenere la sua caratteristica di originalità di… di… di bellezza così genuina. Ecco vogliamo certamente eliminare il degrado che purtroppo è presente ma vogliamo che continui a mantenere la sua genuinità” e ancora “un mercato ittico quindi del pesce molto più bello con una piccola friggitoria e un grandissimo ristorante di pesce con tutto quanto intorno”.

E come dargli torto? Se il mercato ittico è in crisi evidentemente sono i mercatali che non si sono saputi modernizzare, abbellire.

Chiosa infine Appendino: “progetti che sono una visione nuova o comunque, come dire, un tentativo di rilancio di Porta Palazzo. Riteniamo che una riqualficazione degli spazi sia un elemento trainante perché porterà appunto una vivibilità migliore degli spazi.” 

tutto oro quel che luccica?

Le immagini che ci restano dopo la visione del video e dopo la mini indagine su Montano sono l’eloquio incerto della nostra Amministrazione e il sorriso sognante dell’imprenditore lucano. Sono due quadri in forte contrapposizione. Da un lato respiriamo incertezza, dall’altro forte convinzione. Appendino e Sacco espongono un progetto parlando velocemente, impappinandosi, quasi giustificandosi.

 

Viene da intenerirsi quando Sacco definisce un ristorante vegetariano un qualcosa di particolare in grado di trasformare Porta Palazzo e dare lustro alla città.  Per Appendino e Sacco, Porta Palazzo riesce incredibilmente a essere nello stesso momento un luogo bellissimo, storico, amatissimo, ma altrettanto invivibile, pericoloso e abbandonato (dalle istituzioni) e l’attore principale del cambiamento che hanno messo in essere è il (presunto) bello del futuro contro il brutto del presente.

 

È il particolare, l’eccellenza che schiaccia una normalità lasciata morire e che pertanto non va aiutata, ma spostata, nascosta sotto il tappeto, non senza imbarazzo. Questo disagio lo mostra la nostra Sindaca tentando di convincerci che almeno la genuinità di questo luogo verrà conservata, ma di fatto non ci dice come questo potrà avvenire e non lo fa perché semplicemente non è possibile.

 

Il genuino è di per sé un qualcosa che nasce e si sviluppa in modo naturale in relazione al contesto politico e sociale, è una spontaneità che reagisce a modo proprio: ciò che questo progetto sancisce è invece proprio lo sradicamento del genuino in favore (nella migliore delle ipotesi) del genio culinario e del marketing. 

 

Appendino sa benissimo di essere in procinto di distruggere l’ideale Porta Palazzo, sa benissimo che un mercatale vestito da lavoro che urla a un passante di provare un suo gambero anche crudo non è sostituibile con uno studente universitario in grembiule griffato che serve educatamente a un gruppo di bancari un cocktail di gamberi scottati alla salsa allo zafferano a 12 euro a porzione. Sa benissimo che passato quel segno intorno a Porta Palazzo si ergeranno delle mura. Sacco è (sinceramente?) convinto di aver risolto il problema del degrado di Porta Palazzo, ma il suo inno al ristorante vegetariano, all’ostello di lusso è lo stesso sospiro di sollievo che ci fa tirare una cura palliativa di fronte a una lunga malattia. 

 

 

Sorride invece, Montano. Nel solco tracciato da Farinetti, il primo tra gli imprenditori del gusto tanto amati dalle amministrazioni torinesi, siano esse quelle più schierate col sistema o quelle (in linea teorica) più ribelli, l’imprenditore lucano potrà appropriarsi di una importante fetta della cultura torinese e rielaborarla a propria immagine e somiglianza ovvero standardizzarla alle altre sue “postazioni”. Certo, il Mercato Centrale Porta Palazzo vuole valorizzare la cucina italiana declinata a livello piemontese senza ovviamente escludere influenze esterne, con magari l’ambizione di avere il miglior kebab d’Italia. Tranquilli dunque, manterremo sia genuinità che multiculturalità.

 

 

Dimentichi i nostri politici dei mercatali genuini abbandonati al proprio destino, ma anche dei negozi storici della zona che presto abbasseranno le serrande. Addio ai Magazzini Bigi (1961), a Buffetti (1981), Bressano (1955) e Vergnano (1961), ma Sacco di questo pare non rendersene conto anzi, nel solito video ci dice che “intorno a Porta Palazzo stanno aprendo tantissimi nuovi ristoranti e attività è diventato un luogo dove la fi... la gente vuole di nuovo investire”. Certo, i negozi in crisi di competitività col mercato web e soffocati dalla pressione fiscale chiudono e OVVIAMENTE ricevono offerte di affitto dei muri da parte di imprenditori indovinate un po’ di che cosa?

 

Del food.

 

Per Sacco attirare nuovi investitori significa probabilmente che l’imprenditore del food subentra allo storico negozio torinese che va del culo. Appendino, come già citato, ci dice che il food “è uno come dire uno dei pilastri su cui ci stiamo muovendo per attirare investimenti per creare ovviamente opportunità sul nostro territorio”. Un territorio e i suoi abitanti in sofferenza che vengono spazzati via per creare opportunità imprenditoriali a foodificatori di altri lande. 

 

Spazi sottratti al pubblico che si trasformano nell’ennesimo ipermercato, attività in via di fallimento che vengono rilevate da ristoratori, benzinai abbandonati che diventano street food d’eccellenza. Ciò che non diventa food è destinato a trasformarsi in alloggio per i turisti del food e così l’ex caserma dei vigili del fuoco che diventerà “ostello bellissimo” e la vecchia stazione di Porta Susa che Ikea trasformerà in un hotel boutique (che diavolo significa?) per giovani viaggiatori pronti a venire a scassarsi di cibo di qualità a poco prezzo qui in città. 

 

Diciamocelo però, perché dovremmo anche chiederci: chi di noi non ha un amico precario di quarant’anni che davanti alla terza birra non ci ha confessato che non gli dispiacerebbe aprire una polpetteria di carne di rospo con i soldi del TFR del papà andato in pensione? È, tra l’altro, quello che proverà a fare Bressano che in primavera chiuderà il locale che il figlio dei titolari trasformerà in un bistrot. 

 

Se tutto andrà bene quando le nostre aziende e i nostri negozi falliranno ci sarà un Montano pronto a farci partecipare al suo sogno e poi chi lo sa che ristrutturando la polpetteria di rospo in Via Cibrario uno non ci trovi l’unico autoritratto esistente di Camillo Benso Conte di Cavour?

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