Torino World Food Capital

07.12.2021

IL FUTURO È IL FOOD.

 

“E il futuro del food è qui in Piemonte.” 

 

Questo il claim dell’Associazione “Torino Piemonte World Food Capital”, nata pochi mesi fa con l’obiettivo “di trasformare il Piemonte nel maggiore riferimento internazionale in ambito food: capace di creare benessere, attrarre nuovi lavoratori e turisti, stimolare i desideri dei giovani”. 

 

Per conseguire il suo ampolloso e ambizioso progetto, l’organizzazione ha organizzato la più classica della raccolta firme su Change.Org, intestata al Presidente della Regione Alberto Cirio e corredata da un video promozionale in cui scorre un insieme fumoso di numeri (“Il Piemonte ospita 345 fiere del cibo, di cui 8 internazionali!!”) sciorinati attraverso uno storytelling che sembra inizialmente non andare a parare da nessuna parte.

 

Poi, seguendo la vecchia regola del giornalismo inglese “follow the money”, ci soffermiamo sulla frase più sostanziosa: il comitato chiede che “che una quota dei fondi europei riservati al Piemonte [Recovery Fund ma non solo] venga destinata a finanziare questo progetto.“
Servono infatti soldi per costituire la “Fondazione Torino Piemonte WFC” e la retorica del food è una ghiotta occasione per andare a ricercarli nelle pieghe del PNRR e dintorni: il suo Presidente è Federico Francesco Ferrero, che nella sua bibliografia trasforma la vincita di un programma TV in un più ricercato “Nel 2014 ha conseguito il titolo di Masterchef d’Italia”.

 

Sua l’intervista su La Stampa di un paio di settimane fa che in qualche modo annuncia la volontà del neo-Sindaco di centro-sinistra Stefano Lo Russo di sostenere e spingere questa iniziativa inserendola nell’atto programmatico ufficiale della Giunta appena insediata.

Il suggerimento di Ferrero al Sindaco torinese è molto semplice: “trasformare Torino nel parco gastronomico di Milano”. 

 

Riuscite a immaginare la figata di un orda di milanesi che salgono sul Frecciarossa per mangiare acciughe al verde e vitello tonnato all’ombra della Mole? 

 

Temiamo che, asciugando tale progetto dalla narrazione affabulatoria, quel che resta non sia nient’altro che la solita formula della trasformazione della Regione e del suo stesso capoluogo in una “mangiatoia di eccellenze tipiche” per turisti più o meno lontani. Proprio Oscar Farinetti ci indica la via intervistato dal food blogger Iaccarino sul Corriere: “Le Langhe hanno davanti cinquant’anni di boom, diventeremo la nuova Borgogna.

E ne deve approfittare tutta la provincia investendo in accoglienza per il turismo spendente. Il futuro qui è vendere le bottiglie di Barolo e Barbaresco a 500 euro l’una e diventare la meta preferita dei turisti internazionali: sono loro che portano capitali freschi. Oggi non siamo che all’inizio: in Italia arrivano ogni anno 50/60 milioni di stranieri, sono niente.”

 

Torino, intesa come Comune, non vuole certo essere da meno e destina un intero Assessorato al turismo e all’organizzazione dei Grandi Eventi (oltre allo sport). Lo presiede Mimmo Carretta, ex dipendente REAR, la cooperativa multiservizi con appalti in numerosi musei e partecipate sabaudi che, a proposito di visibilità mondiale, salì alla ribalta della cronaca quando Ken Loach nel 2012 rifiutò il premio del Torino Film Festival in solidarietà ai lavoratori impiegati al Museo del Cinema per la misera paga di cinque euro lordi l’ora. In seguito la stessa REAR fu condannata dalla Corte d’Appello di Torino, sezione lavoro, al risarcimento di due lavoratori ingiustamente estromessi dalla società per insubordinazione. Ai tempi, la società era presieduta da Mauro Laus, imprenditore e nome di spicco nonché Senatore del Pd torinese.

 

Una storia che a Torino ha lasciato una ferita così profonda che esce dal cilindro degli algoritmi social ogni anno a ridosso del TFF. 

 

Ed è una metafora perfetta di cosa significhi investire in questo tipo di economia: paginate di immotivato entusiasmo a sostegno del turismo enogastronomico che si traducono in lavoro precario e intermittente per gli occupati del settore.

 

Tema che ovviamente non viene minimamente sfiorato nel corso del Consiglio Comunale torinese di oggi, dove il Sindaco “di centro-sinistra” ha illustrato il suo programma, all’interno del quale rientra appunto la seguente dicitura:

 

Torino-Piemonte World Food Capital: sviluppare e mettere in rete tutte le eccellenze del territorio legate al cibo e al vino, dall’agricoltura alla ricerca, dalla formazione all’ospitalità.”

 

La pandemia sembra non aver insegnato nulla, e il recente approfondimento sui numeri statistici della città di Torino ha evidenziato il tonfo dell’economia basata su un traffico internazionale di persone (e merci) al momento semi-bloccato per ovvi motivi: un -60% di presenza nella Città Metropolitana del quale si può facilmente immaginare il riverbero negativo in termini occupazionali.

Ma questa è una riflessione che sembra non poter varcare le porte dei Consigli Comunale e Regionale in Piemonte. 

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