Da Fico Eataly World a Mercato Centrale

15.04.2019

APPUNTI DI VIAGGIO TRA MORTADELLE E TARTUFI

 

“Ciao ragazzi, benvenuti a Bologna: qui c’è il vostro piatto del pranzo solidale, questa è la piazza in cui vi esibirete con Foodification, lì e lì ci sono camionette e polizia. Benvenuti!”

 

“Diciamo così, non ci siamo più abituati qui a Torino” verrebbe da rispondere all’ amico di Eat the Rich, tanto per parafrasare l’incipit di un famoso reportage de La Stampa proprio da Porta Palazzo. 

 

E invece no, per quanto sia Bologna a primeggiare come città-modello sicurezza secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Interno Salvini, ormai ci siamo abituati anche qui alla presenza così massiccia di camionette ad accompagnare luoghi e incontri dove si “raccoglie” chi fa critica socio-politica alle trasformazioni dei nostri quartieri. 

 

È uno dei tanti cerchi che si chiudono all’interno del nostro pazzo weekend all’insegna del cibo e della sua commercializzazione: venerdì sera nella zona universitaria in Piazza Scaravilli, a un portico dalla storica Via Zamboni per la tappa del nostro tour teatrale, sabato mattina a casa di Farinetti a FICO EATALY WORLD, per chiudere con la doverosa quanto divertente visita all’ inaugurazione in pompa magna del Mercato Centrale al Palafuksas di Porta Palazzo a Torino.

 

TORINO E BOLOGNA UNA RAZZ(ì)A UNA FOOD-MANIA!

 

I destini da gourmet gentrification delle due città sembrano così simili che nello stesso momento in cui Perucca recitava stoicamente sotto la pioggia il suo monologo sulla Foodification, un giornalista de La Stampa a pochi Kilometri da lì stava preparando un ottimo reportage sulla “food mania”: nella grassa Bologna “i negozi al dettaglio sono scesi dell’11%, mentre al contrario alberghi, ristoranti e bar sono aumentati del 15%”. E ancora: “dal 2009 al 2018 la ristorazione è cresciuta del 27%, quasi il doppio della media nazionale, mentre i take away sono aumentati del 72%.”

 

“RISTORANTI, ECCO QUAL È LA SOLUZIONE!” urlava a squarciagola Tex in mezzo al pubblico che assisteva da sotto i portici con pennette agli asparagi e lattina di Finkbrau in mano.

 

Beh, l’importante è far girare l’economia e aumentare la ricchezza della città no? Per cui ben vengano i ristoranti e i bar e tutti i servizi che trasformano il centro storico in una location per turisti. Cosa c’è di male?

 

«Ci sono due attività in cui ci si improvvisa molto: l’oste e l’host (…) molti ristoranti chiuderanno a breve e ci sarà un’ondata di ritorno per quel che riguarda Airbnb.” è la frase che chiude il pezzo, ed è la perfetta risposta che Nicola Lillo avrebbe potuto dare al nostro ingenuo personaggio.

 

DALLA CENA SOLIDALE AL PRANZO AL SACCO DA EATALY

 

Dopo un venerdì sera del genere, avevamo bisogno di disintossicarci dall’ anarchia cogliendo la ghiotta occasione di una visita al fantasmagorico EATALY FICO WORLD: un mondo incantato al quale si accede passando attraverso un casello autostradale FICO, perché il mondo di Farinetti può mica avere un parcheggio normale come un Auchan qualunque. 

No, qui devi ritirare il tuo biglietto (che puoi pagare con TELEPASS grazie a una convenzione) davanti a una sbarra che ti annuncia che vi sono 666 parcheggi liberi a tua disposizione.

“SIX SIX SIX THE NUMBER OF THE…BEEF!“ urliamo mentre la barra si alza e un’immensa cattedrale del deserto si spalanca davanti ai nostri occhi vogliosi di cultura culinaria: anche qui camionette e poliziotti posizionati quasi ovunque ma non ci interessa, abbiamo solo voglia di estasi e cibo, tradizione e orde di turisti. 

 

Peccato che non incontriamo nulla di tutto questo, se non un vuoto ingresso in cui spicca l’immagine emblematica di due signore che consumano il loro pranzo al sacco con panini alla mortadella avvolti nella carta stagnola che tanto ricordano le gite alla Mini-Italia.


E qui il concetto è grosso modo il medesimo: un viaggio per il Belpaese con una riproduzione in miniatura delle specialità regionali, con il carico da quaranta dell’infiocchettamento che le rende inaccessibili a quella parte della popolazione che vorrebbe non mancare all’ appuntamento con il cibo buono, sano e pulito ma dannazione può permettersi solo quella biova con 80 grammi di mortazza comprata all’ Auchan-senza-caselli per meno di tre euro in tutto.

 

E allora via, partiamo col tour: “lasagne al ragù bianco e tartufo nero” a 18 euro, lo stand del Parmigiano Reggiano allestito come una vetrina di Cartier (non scherziamo, il giallo parmigiano era davvero dorato allo stesso modo così come l’effetto gioielleria creato grazie all’arredamento interno), passando per l’offerta panino e bicchiere di vino a 5 euro.

 

“Sei offerte panino+vino rosso Morellino a 5 euro, grazie!”

“Certo signora, ecco qui.” risponde l’inserviente.

“Ah ma il panino non è quello grosso?” replica la turista veneta.

“No signora, vi sono i mini-bocconcini nell’ offerta. E come vino non posso darle il Morellino”.

“Vabbè tanto noi volevamo solo assaggiare qualcosa.”

 

D’accordo signora, assaggio veloce e ripartiamo con una bella passeggiata nel cortile-parcheggio che ci riserva una magnifica sorpresa: la fattoria di Eataly!


Dodici galline che beccano mais biologico con uno spazio di un monolocale di 35 mq a testa a loro disposizione, tre cavalli e due asini legati a un palo a poca distanza dalla nostra Grande Punto parcheggiata, qualche coniglio con cartello che ci ricorda quanto la salute dell’animale sia la nostra salute e loro ci tengono a noi, per chiudere con le anatre e le oche “che ci ricordano tanto le cascine romagnole di un tempo” (auto-cit.).

 

Dai torniamo dentro, vediamo come finisce Eataly! Dopo la ruota della fortuna degli animali per azzeccare il verso dello struzzo, il campionato nazionale di biliardo “perché almeno qui ci vede qualcuno e magari viene a giocare”, il paddle e una padellata di tonnarelli alle melanzane a 15 euro, si conclude mestamente il nostro tour tra turisti (pochi, molto pochi) entusiasti e autoctoni tanto curiosi quanto attenti a non spendere soldi mentre seguono il proprio bambino alla guida di un mini-trattore griffato New Holland. 

Cosa ci rimarrà di questa mattinata? Due frasi, principalmente: “IL RISPETTO È FICO” stampato su una maglietta a nove-euro-e-novanta; e soprattutto “RESPECT AND BUSINESS” a riassumere la filosofia eco-supercazzola di Farinetti:

 

Un nuovo rapporto con la terra, l’acqua e l’aria,. Il rispetto non deve nascere solo dall’ etica ma anche dalla voglia di  rappresentare meglio l’ identità italiana e venderla al mondo con PROFITTO. Un nuovo rapporto con la gente, rispetto per le persone protagoniste dell’ agroalimentare italiano, per i nostri clienti e tra di noi.”

 

Amen fratello, compagno, ambientalista Oskar.

 

DAI POMODORI DATTERINI A 5,96 EURO/KG ALLA CENA SOLIDALE: IL CERCHIO SI CHIUDE!

 

“Speriamo che diventi come la Boqueria di Barcellona: Torino avrebbe proprio bisogno di un posto così!”

 

Sono le 18,25 di sabato 13 aprile, gli sbandieratori e la banda di fiati accompagnano l’uscita della Sindaca dall’ inaugurazione riservata alle élites cittadine (con il fedele Assessore Sacco al suo fianco) mentre i vostri Agenti Foodification1 e Foodification2 sono ammassati in attesa che si spalanchino le porte del “paradiso del food” altrimenti detto Mercato Centrale. 

 

Il tanto agognato parallelismo con i più famosi “mercati riqualificati per turisti” è risuonato nella piazza dove si stava tutti con il naso all’ insù, un po’ per controllare le nuvole a rischio pioggia, un po’ per essere immortalati meglio dai ricchi che fotografavano la folla dal privée del secondo piano del “Mercato Centrale a portata di tutti”.

 

Alle 18:45, tra un “ci saranno degli stuzzichini?” e “finalmente questi locali toglieranno gli spacciatori dalla piazza” riusciamo a entrare anche noi. 

 

Il primo impatto? Bellissimo. Anzi: BEL-LIS-SI-MO! Cibo dappertutto, gente famosa, cuochi che cucinano con il grembiule tutto colorato da fotografare, uno chef che racconta il “progetto truffle bar a Dubai”.

Insomma, “ci sentiamo tutti parte del grande sogno, anche se non ci rendiamo ancora conto che è un sogno per pochi coi soldi di tutti” (Ok, questa è l’ultima auto-citazione dal testo del nostro spettacolo, altrimenti non venite più a vederci!).

 

Per rendersene conto basta una piccola passeggiata dove si sgomita alla ricerca di qualcosa da mangiare e da bere (vi confessiamo che alla inaugurazione dei lavori a novembre uno di noi due riuscì, a differenza di oggi, a bere e mangiare all’ infinito completamente aggratis) ma è tutto a pagamento, con prezzi decisamente elevati per la zona in cui ci troviamo: “risotto tartufato” a 14 euro, calice di vino rosso a partire da 6 euro, pomodori datterini a 5,97 euro al kg., l’ ormai famoso panino con mortadella a 8 euro (altro che il “pane e mortazza” nella stagnola della signora da FICO) per chiudere col pollo a 24 euro caduno, che si potrebbe accompagnare sgranocchiando un barattolo di “pistacchi sgusciati di BioBronte” a 8,99 euro.

 

Ma come? Ma non ci avevano detto che sarebbe stato un mercato popolare, con gli chef a portata di tutti e capace di integrarsi con la cultura del quartiere?

 

Questi sono gli interrogativi che ci portiamo dentro uscendo dal Mercato Centrale a bocca asciutta, ripiegando nella cena solidale “Porta Palazzo, c’est chic” dove però rimbomba un altro, inquietante punto di domanda finale: 

 

“Sarà una bistecca chianina bio che ci seppellirà?”

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